Garage Dallegret

1.

Space City Astronef 732, 1963

Città spaziale per 7000 persone per un viaggio di andata e ritorno su Marte, progettata per analizzare le reazioni delle generazioni più giovani alle condizioni di estremo affollamento e di cambiamenti di parametri come la velocità, l’accelerazione, pressione atmosferica, temperatura. È un edificio-città dotato di ogni comfort e servizio, tra cui palestre, piscine e teatri. In corrispondenza del piano più basso è situato l’accesso, il piano più alto, una cappella, è destinato alle funzioni religiose.

2.

Atomizeur, 1977 

Atomizer — uno stampo per aste portabandiera in polvere di vetro solidificata — è un objet trouvé dalle proprietà tecnico-magiche, che amplifica e migliora la comunicazione interpersonale. Sorta di megafono, è un dispositivo per conversazioni “ideali”.

3.

A Home is Not a House, 1965

I sei disegni, realizzati da Dallegret per il numero di aprile di Art in America, in tandem con l’articolo “A Home is Not a House” del critico d’arte e teorico dell’architettura Reyner Baham, riflettono sulle  relazioni tra uomo e ambiente innescate da specifiche modalità dell’abitare. Alla casa standardizzata statunitense, ridotta a una rete di tubi e cavi tra cielo e terra, di Anatomy of a Dwelling si contrappone Un-house. Transportable standard-of-living package. The Environment Bubble, una bolla gonfiabile che si adatta all’ambiente e che ospita, su carta, sia Dallegret che Banham nudi e seduti attorno a un “robot totem”. Quella promossa dalle parole di Baham e dai disegni di Dallegret è un’architettura al crocevia tra proto-ecologia e ultra-tecnologia.

4.

Lit Croix, 1977

Letto realizzato in materiale plastico poliuretanico morbido come parte di una serie per l’azienda creativa God & Co di Dallegret. I lati più corti della croce sono pensati per essere utilizzati come  portaoggetti.

5.

Chaise Ressort, 1967

Allo stesso tempo seduta e scultura, Chaise Ressort — “molla” in francese — è un’unica linea continua, realizzata attraverso l’utilizzo di una lamiera di alluminio sagomata. Progettata per adattarsi perfettamente a ogni peso e postura, è il frutto della passione e delle ricerche di Dallegret sulle caratteristiche e le potenzialità dell’alluminio.

BeTa, 1976

Progetto per l’arredo urbano — panchine, bidoni per la spazzatura e lampioni — del Parco olimpico di Montréal, realizzato in occasione dei giochi del 1976. BeTa — abbreviazione di Bench Table che rimanda alla versatilità e alla doppia funzionalità dell’oggetto — è un modulo in cemento a forma di  L, chiamato Sabot, da disporre in verticale o in orizzontale e da utilizzare singolarmente o in gruppo. Per realizzare la panca con schienale è sufficiente collegare due Sabot con due lunghe  lastre di acciaio forato standardizzate e verniciate: una larga per la seduta, l'altra più stretta come supporto e/o piano di appoggio. Due panche, posizionate l’una contro l’altra, possono essere utilizzate come tavolo per i picnic. I blocchi di cemento sono utilizzabili anche come punto d’ancoraggio per i lampioni – Allumette –, come base per un cestino della spazzatura, come recinto per una fioriera.

6.

IntroConversoMatic, 1963  

IntroConversoMatic – o NNMA (Network Neutrality Measurement Agent) – è un progetto realizzato per Bizarre, rivista con forti influenze surrealiste fondata da Michel Laclos nel 1953 e al tempo diretta da Jean-Jacques Pauvert. È una macchina da indossare, costituita da un sistema audio, un monitor, un microfono, una tastiera e un emittente/ricevitore/trasduttore, che protegge l'integrità mentale dell’utente e con la quale si può scrivere, ascoltare, vedere, tenere una conversazione introspettiva con il proprio doppio.

7.

New Penelope Coffee House, 1965

New Penelope Coffee House è un locale progettato nel 1965 da Dallegret per il pubblico di Montréal per ospitare i concerti di gruppi musicali statunitensi. Interamente realizzato con i tubi per le impalcature, l’intervento riflette sull’idea di temporalità e di effimero nello spazio e nell’architettura. 

8.

LA TECA CONTIENE:

KIIK, 1968 

È una pillola manuale in metallo dalle forme organiche, che aiuta a curare i disagi del corpo e le ossessioni della mente, a interrompere le “cattive o buone” abitudini, a smettere di fumare o iniziare a bere. KiiK trattiene il calore e gli odori, i cani lo adorano. KiiK produce un campo magnetico e potenziale magico elettrico grazie ai suoi due poli. Può essere usato in qualsiasi momento e in qualsiasi modo.
Indicazioni: svita il tappo come con qualsiasi normale flacone per pillole, tenendo il contenitore con la mano sinistra. Rovescia KiiK sul tappeto o nell'altra mano. Accarezza e manipola il tuo cuore e la tua mente. Se il sintomo persiste, utilizzare il flacone.
Controindicazioni: maneggiare con cura, non agitare prima dell'uso. Evitare il contatto con gli occhi. Tenere una quantità sufficiente di cotone sul fondo della bottiglia per fissare saldamente il KiiK nel suo contenitore. Solo per uso esterno, non richiede refrigerazione. Per i bambini di età inferiore ai tre anni, consulta il tuo KiiKologo.

UFOVNI, 1975

Acronimo di "unidentified flying object" e "objet volant non-identifié", Ufovni è un oggetto volante non identificato di 12,5 cm di diametro placcato in argento o oro, che è uscito dal campo gravitazionale terrestre durante i giochi olimpici dell’antica Grecia per ritornare nel XX secolo.

Atomix, 1966 

Realizzato in diverse versioni – AtomixMas, Abstratomic –, Atomix è un modello ludico e didattico di strutture atomiche costituito da 6000 sfere di precisione in acciaio inossidabile in libero movimento, poste all’interno di un doppio strato in plexiglass. Attraverso il movimento lento e incrementale delle sfere, è possibile osservare diversi schemi cristallografici, simili a quelli visibili al microscopio elettronico di una sezione di un pezzo di acciaio. È un oggetto pensato per rendere visibili gli schemi atomici delle proprietà innate di un materiale.

Rape à Fromage, 1983

Oggetto di design che gioca sul salto di scala, Rape à Fromage è una grattugia e allo stesso tempo una torre in cui abitare.

ArtBreaker, 1972

Oggetto da collocare su un tavolo o su una scrivania, destinato alla contemplazione e al gioco attraverso le sue diverse metamorfosi scultoree. Art Breaker è un cuore diviso in due metà placcate oro e platino, che ruotano su un asse centrale nascosto.

Flikker Book No. 1, 1972

Prima uscita della collana Flikker book, intervento collettivo di più artisti. Allo scorrere delle pagine del libretto, due figure nere si toccano, simulando l’azione di un bacio. La scelta formale riprende la comune illusione ottica del 1915 del vaso di Edgar Rubin, psicologo danese.

Autobutton

Ogni spilla diventa uno spazio per esporre i progetti automobilistici di Dallegret, che compare alla guida.

9.

The Wheely, 2023  

The Wheely è la “Non-Bicicletta” a due ruote progettata come evoluzione di Tubula e realizzata appositamente per Garage Dallegret. Costituita da tubi cilindrici e da camere d'aria di grosse dimensioni, l’automobile è pensata per muoversi in entrambe le direzioni senza seguire una traiettoria prestabilita. Sprovvista di abitacolo e di qualunque altro elemento esterno o accessorio, è un progetto che estremizza il concetto di autonomia della macchina.

10.

Villa Ironique, 1983

Villa Ironique, di cui esistono diverse versioni ed edizioni, è il progetto di una home-making machine: un sistema che attraverso delle impalcature, che generano un movimento a fisarmonica, raccoglie tutto ciò che proviene dallo spazio per costruire istantaneamente un’abitazione. La didascalia del progetto è una sintesi delle riflessioni dell’autore intorno all’abitare e al rapporto uomo-pianeta: ‘Project for a home-making machine, ultimate hatcher with nonchalant triangulations to handle the otherwise impossible mission to excrete an appropriate minimum vital, silly silo conceived to procreate instantly, like no other device on earth, out of any bits and pieces falling straight from outer space’.

11.

Astrological automobiles, 1962 

Presentate per la prima volta alla galleria Iris Clert di Parigi nel 1962, le automobili astrologiche sono 12 progetti di vetture, ognuna delle quali trae ispirazione da uno dei 12 segni zodiacali. Le componenti tecniche, l’abitacolo, il vano motore, le ruote, le caratteristiche formali e materiali traducono nell’oggetto ciascun “tipo” astrologico, facendo dell’automobile una sorta di ampliamento della personalità oltre i limiti del corpo. Le automobili di lusso sono sperimentazioni su carta strettamente connesse alla passione di François Dallegret per le vetture sportive, in particolare per le Bugatti, e per la tecnologia.

12.

Tubula, 1968  

Tubula è una "automobile immobile" realizzata con tubi di alluminio per condotte d’aria, esposta per la prima volta nella sua versione originale al Saidye Bronfman Center di Montreal nel 1968. Progettata in tre diverse varianti: blu, oro e argento.  

13.

iris.time unlimited, no. 5, 1 April 1963

La galleria Iris Clert apre nel febbraio del 1956 al numero 3 di rue des Beaux-Arts, situandosi quindi al centro di Saint Germain des Prés che, al tempo, cuore della realtà artistica d’avanguardia del periodo. La curiosità e l’apertura mentale di Clert, assieme agli eclettici show da lei organizzati, resero la galleria uno spazio unico e aperto a tutti i principali artisti della scena parigina. 
Tra il 1962 e il 1975 Clert pubblica un giornale dal titolo "IRIS-TIME UNLIMITED" in cui ciascun numero era dedicato ad uno dei suoi artisti; vi si trovavano anche inclusi saggi critici, fotografie, pubblicità, l’oroscopo e i gossip sui famosi visitatori.

14.

Art Fiction, 1966  

Disegni realizzati per Art Fiction, numero di marzo-aprile della rivista Art in America, con cui Dallegret collabora grazie a Peter Blake, l’allora editorial consultant, e all’editore Jean Lipman, che gli lascia carta bianca per lo sviluppo di una serie di disegni e articoli dal 1965 al 1967. Art Fiction è l’occasione per riflettere su una futurità, in cui le attività umane e artistiche si svolgeranno nello spazio, in un ambiente in grado di ampliare le possibilità di movimento del corpo umano. Le riflessioni di Dallegret si concretizzano intorno al progetto della Cosmic-Opera Suit, un abito fatto di circuiti elettrici e sensori capace di potenziare le connessioni tra le persone e l’ambiente. Il ruolo dell’artista viene re-immaginato, da creatore di oggetti materiali a creatore di ambienti, che inducono reazioni sensoriali, fisiche e mentali, in coloro che li attraversano.

15.

Littératuromatic, 1963

Littératuromatic è una macchina elettronica progettata per scrivere opere letterarie, che sembra anticipare alcune sperimentazioni contemporanee dell’intelligenza artificiale.

16.

Eat & Drink Restaurant, 1972

Ristorante, bar e discoteca realizzato nel 1972 per gli operai e per i primi impiegati del World Trade  Center. È un progetto attraverso il quale Dallegret continua a sperimentare con la struttura tubolare, riflettendo sull’idea di spazio effimero e in movimento. I tubolari assolvevano a qualunque funzione, utilizzati sia per definire e dividere gli spazi che come strutture per appendere la segnaletica. Il successo del ristorante è stato tale che, nonostante fosse stato progettato come spazio temporaneo, è rimasto attivo per la durata di due anni e mezzo.

17.

Palais Métro, 1967

Progetto mai realizzato, nato dalla collaborazione con l’architetto Joseph Baker. In risposta alla  richiesta di La Concordia Estates, una società immobiliare di Place Bonaventura, di ipotizzare un  progetto per il vecchio Palais de Commerce di Montréal, i due architetti immaginano un’installazione temporanea di strutture tubolari con stand per negozi impilabili gli uni sugli altri e facilmente sostituibili, una sorta di villaggio in movimento dalla grafica pop.

18.

New New Penelope by Supervoid, 2023

New New Penelope è la reinterpretazione di Supervoid degli interventi spaziali di François Dallegret, come il bar Eat and Drink costruito al World Trade Center di New York nel 1972 e il club New Penelope di Montreal del 1967. Il padiglione è costruito a partire da giunto a secco in acciaio inossidabile che mette in discussione la griglia isotropa e la trasforma in una forma finita.

MEZZANINE

Le Drug, 1964

Commissionato a Montréal dal farmacista Bill Sofin, Le drug è una farmacia-discoteca pensata come punto di ritrovo. Dallegret rivoluziona completamente il concetto di negozio, realizzando un ambiente polivalente dotato di un ristorante nel seminterrato, di una boutique di moda, di una libreria e di una galleria d’arte – la Galerie Labo gestita dallo stesso Dallegret – attraverso un progetto che spaziava dalla struttura interna all’arredo, al logo e a tutto il merchandising. I tavoli, le sedie, le pareti, i soffitti, i pozzi di ventilazione e le pareti divisorie erano ricoperti da un sottile strato di cemento tinto di bianco e da un rivestimento epossidico trasparente, sorta di rielaborazione delle riflessioni sulla membrana morbida e malleabile dell'Environment-Bubble. Il risultato è un ambiente fluido, avvolgente, morbido, senza spigoli o angoli. Il piano superiore, occupato dalla farmacia, è una sorta di contrappunto spaziale dalle caratteristiche più tradizionali, dove le forme morbide spariscono per fare spazio all’ortogonalità.

The Future: desertomania, Art in America, July/August 1967 

The Future: desertomania trae ispirazione dal setting, dai costumi e dalle armi progettate da Dallegret per 2020 West, serie televisiva comico-avventurosa scritta da Alan Hackney e Gerald Potterton sulle vicende di un cowboy detective in un futuristico West americano. L’artista trasforma le macchine elettroniche realizzate per l’Expo del ’67 in astronavi, proseguendo con la riflessione formulata anche in altri progetti sulla vita nello spazio.